Chi trova un tesoro perde un amico
giovedì 27 aprile 2023

Cari lettori di Numismatica Ranieri, in questo articolo del nostro blog numismatico andremo a scoprire come il ritrovamento di tesori è stato affrontato nel tempo da parte delle diverse culture, partendo dal tempo dei romani per finire sino ai giorni nostri. Buona lettura.

 

Chi trova un tesoro perde un amico

Diverse regole di assegnazione nel tempo

Non sempre il ritrovamento di un tesoro costituisce una fortuna e una fonte di ricchezza; spesso, anzi, diventa una fonte di guai a non finire. Già alla fine del II secolo dopo Cristo un celebre giureconsulto romano, Giulio Paolo, definiva il tesoro all'incirca con le stesse parole riportate oggi dai vari codici civili d'Occidente: «ogni quantità abbandonata di pecunia (denaro) che dominum non habeat (senza padrone)». Due secoli dopo, con una legge dell'epoca di Teodosio del 380, alla «pecunia» si aggiunsero, allargando il concetto di tesoro, anche i «monilia condita ad ignotis dominis tempore vetustiore», ossia gli oggetti sepolti da ignoti e ritrovati dopo molto tempo. Con Giustiniano i due termini di «pecunia» e di «monilia» si fondono in un unico concetto di tesoro: i «mobilia» che comprendono ogni bene mobile. Sempre nel concetto di tesoro, con Giustiniano, rientrano i beni archeologici: l'urna piena di monete trovata sottoterra non è più denaro monetato ma oggetto di valore artistico e storico. Concetto recepito dal nostro codice che considera tesoro «qualunque oggetto mobile, di pregio, che sia nascosto o sotterrato e del quale nessuno possa provare di essere padrone».

Adriano assegnava tutto il tesoro al proprietario della casa o del fondo in cui il tesoro era stato nascosto, se a scoprirlo fosse stato lui. Se invece la scoperta era opera di altri, metà andava al proprietario e metà allo scopritore. Se il terreno era di proprietà dello Stato, il tesoro spettava per metà a quest'ultimo e per metà al rivenditore. Con Giustiniano si fa un altro passo avanti: se il tesoro è formato da oggetti artistici o archeologici, proprietario ne diventa lo Stato che ha però l'obbligo di pagare un premio all'uno o all'altro autore del ritrovamento.

Concetti giuridici passati pari pari dalla legislazione antica a quella moderna. Oggi - dopo una latitanza secolare da parte dello Stato - chi trova oggetti di valore artistico o archeologico e numismatico deve consegnarli allo Stato, sia o non sia proprietario del terreno dove il tesoro era nascosto. Però potrà rivendicare un credito verso lo Stato. Lo Stato in pratica acquista il tesoro ma deve compensare sia l'autore del ritrovamento che il proprietario del terreno. Sempre che le due persone non coincidano. Ma a quanto ammonta l'indennizzo? Qui sta il busillis. Secondo il nostro Codice (art. 44) esso ammonta al massimo ad un quarto del valore delle cose ritrovate. E se l'interessato rifiuta la cifra, provvederà a stabilire il «premio» a giudizio insindacabile un'apposita commissione formata da tre persone di cui una sola nominata dal proprietario. Inoltre tutte le spese dovranno essere anticipate da quest'ultimo.

 

Legge inglese in tema di ritrovamenti di tesori

Beati gli inglesi invece: secondo la loro legge il tesoro dissotterrato o comunque scoperto appartiene sì alla Corona (ossia allo Stato) e chi non lo consegna va dritto in galera, ma allo scopritore va un compenso in denaro pari al valore del tesoro stesso. E tutta un'altra musica...

Comunque fatta la legge, trovato l'inganno. Artifizi e cavilli rendono spesso difficile se non impossibile l'applicazione della legge. Cosa si intende per tesoro nascosto o sotterrato? Per esempio, un tesoro scoperto in soffitta o in un cassetto può essere uguagliato ad un tesoro sotterrato? Ancora: requisito fondamentale è l'inesistenza o l'irreperibilità del proprietario? Chiara la distinzione: nel secondo caso infatti si dovrebbe parlare di Cose smarrite e non nascoste... E si potrebbe continuare all'infinito.

 

Profezia dell'esploratore dei mari

Scrive Jacques Yves Cousteau, il celebre esploratore degli abissi marini, nel Suo libro «The silent world»:

«...Non può capitare al comandante di una nave maggior tegola sul capo di quella d'incappare in un tesoro. Innanzitutto dovrà assegnare ad ogni membro dell'equipaggio la quota-parte che gli spetta di diritto; poi se Si tratta, per esempio, di oro spagnolo, gli eredi dei conquistadores si faranno avanti rivendicando i loro diritti in base a complicate genealogie. Il governo dei Paesi nelle cui acque territoriali è stato trovato il tesoro si affretterà a decurtarne una buona fetta attraverso le tasse. Quando il poveraccio tornerà a casa, ci penserà il suo governo a togliergli la metà delle monete che ha ancora in saccoccia e sempre ammesso che gliene siano rimaste. Rischierà inoltre di perdere gli amici, la reputazione e anche il comando della nave, tanto da finire per maledire il momento in cui ha deciso di porre mano sul tesoro».

Uomo avvisato, mezzo salvato.


Conclusioni

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