Cari lettori di Numismatica Ranieri oggi vi parleremo di uno dei più grandi ritrovamenti di monete romane della storia, avvenuto nel 1992 ad opera di Eric Lawes nella contea di Suffolk in Inghilterra. Questa storia girò le pagine di tutte le riviste specializzate in numismatica nel mondo perché ebbe davvero dell'incredibile.
Il ritrovamento di monete romane di Hoxne
Nel Novembre del 1992 nei pressi di Hoxne (Suffolk) è avvenne un incredibile ritrovamento di monete romane ad opera d’un tranquillo pensionato inglese con l’hobby delle ricerche col metal detector- ha portato alla luce oltre 500 solidi d’oro e più di quattordicimila silique d’argento.
Non è di tutti i giorni trovare un tesoro di 14.780 monete romane, quasi tutte in d’oro e d’argento, per un valore tra i 10 e i 25 miliardi: almeno questa sarà infatti la somma che la corona inglese, per acquisire il tesoro, dovrà pagare al fortunato scopritore. La notizia – non poteva essere diversamente data la sua importanza – ha tenuto banco su quotidiani, settimanali e televisioni di tutto il mondo nella prima settimana di settembre, dopo che le 14.780 monete, finalmente catalogate (fatta eccezione per alcune monete d’argento e di bronzo, sulle quali gli studi d’approfondimento continuano e ultimati gli scavi in queste ultime settimane) sono state sistemate al British Museum e presentate agli studiosi della stampa.
Eric Lawes è un tranquillo pensionato inglese con l’hobby della ricerca di oggetti nascosti col metal detector; il 16 Novembre del 1992, in un campo nei pressi di Hoxne, nel Suffolk, stava cercando un martello perso da un amico quando all’improvviso il suo strumento rivelò la presenza di quella che, ad un primo rimuovere di terra, doveva rivelarsi una grande quantità di oggetti d’oro e d’argento. Con grande senso civico, Mr. Lawes si mise subito in contatto con l’Unità Archeologica della Contea di Suffolk cominciò gli scavi, salvando così il tesoro da una possibile dispersione.
Delle 14.780 monete romane del tardo impero 565 sono d’oro, 14.191 d’argento e 24 di bronzo. Le monete d’oro sono tutti solidi coniati in una maggioranza durante i regni di Arcadio e di Onorio, tra il 383 e il 424d. C.; anche se in totale vi sono emissioni di ben otto imperatori diversi: le monete d'argento presentano emissioni di altri sette imperatori.
Tutti i solidi appartengono al periodo che segue la riforma monetaria di Valentiniano I del 365-68, che portò questa moneta al peso di 4,4 grammi con un contenuto di fino di circa il 99%. 124 piccoli bronzi, purtroppo, sono molto rovinati e la loro identificazione risulta pressoché impossibile; la particolare ossidazione dei bronzi ha dimostrato che il contenitore delle monete doveva essere una cesta di legno, le cui misure approssimative erano di cm. 60x45x30. La gran massa delle monete è però costituita dalle oltre 14.000monete d' argento, quasi tutte silique, tra cui vi sono 60 miliarensi.
Il miliarense è una moneta argentea piuttosto rara, introdotta per la prima volta da Diocleziano nel 301, a seguito della riforma voluta per mettere fine al caos monetario dell 'epoca; miliarense significa che 1000 di queste monete valevano una libbra d'oro. Tra quelle trovate ad Hoxne, due presentano varietà inedite. La moneta più vecchia è un miliarense diCostantino II (337-340), alquanto corroso, le più recenti sono due silique di Costantino III degli anni 407-408. Le oltre 14.000 silique sono quasi tutte seguenti alla riduzione di peso imposta nel 358 e si aggirano sui 2 grammi; solo due di Costanzo II appartengono alla serie originaria dal peso di circa 3 grammi.
Tutte le monete sono state coniate da 15 imperatori nell'arco di 50 anni, dal 358 al 408, in 16 zecche diverse da Treviri, a ovest, fino ad Antiochia, a est; la maggioranza delle monete proviene dalle officine di Lione, Treviri, Arles, Milano, Ravenna e Roma. Zecche britanniche all'epoca non erano attive, tranne che breve periodo di regno dell'usurpatore Magno Massimo, ma nessuna moneta proveniente da queste officine è presente tra le 1033 di Magno Massimo contenute nel tesoro.
Non si sa con precisione quando questo sia stato seppellito: si possono però fare delle ipotesi piuttosto precise.
Nel 407-408 l'impero romano perse l'effettivo controllo della Britannia; il fatto che a Hoxne non siano state trovate monete posteriori al 408 non dimostra necessariamente che le monete siano state seppellite in quell'anno. Ma dato che dopo non entrarono più monete romane tra il circolante britannico, è quindi verosimile supporre il sotterramento non oltre 15-20 anni dopo.
Le silique trovate presentano, all'80%, una particolarità tutta britannica: quella di essere ritagliate ai bordi; a volte questi tagli riducevano la moneta di quasi la metà e ancora oggi il motivo non è ben chiaro. Se si trattava di una tosatura per recuperare il metallo, non si vede perché lo stesso trattamento non sia stato riservato ai solidi, che invece sono tutti di eccellente qualità. Forse era la scarsa moneta spicciola di bronzo a spingere a spezzettare le silique per farne monete più piccole. Ma anche in questo caso sarebbe bastato dividerle in due o più parti con tagli precise e non ritagliarli ai bordi. Tra le altre stranezze sono da segnalare ben 178 contraffazioni d’epoca. Anche se – completati gli studi – il numero salirà di certo. Tesori di monete del tardo impero di questo genere sono relativamente frequenti e “normali”in Gran Bretagna; la particolarità di Hoxne sta senza dubbio nella quantità dei pezzi:normalmente i ritrovamenti non superano i 200-300esemplari; di questo tipo e di questa epoca sono venuti alla luce quasi 90 tesoretti. A Cleeve Pior nel 1811 vennero alla luce 3000 monete del tardo impero, di cui 500 solidi.
Un altro ritrovamento è quello di oltre 650 monete d'oro di imperatori tra Valentiniano I e Onorio avvenuto vicino al villaggio di Eye, nel 1780. Date le imprecise e vaghe notizie su entrambi questi tesoretti, è difficile ipotizzare un nesso con il ritrovamento di Hoxne, anche se appare una coincidenza notevole che il numero dei solidi oltrepassi sempre le 500 unità.
Altri ritrovamenti storici di monete romane
Il più grande ritrovamento inglese di monete romane d'oro di cui si abbia una certa e documentata notizia è quello di Northumberland: 160 aurei. La differenza quantitativa evidenzia ancora di più l'importanza di Hoxne. Superiore a Hoxne, ma solo per numero, è il tesoro di Cunetio scoperto nel 1978 nei pressi di Marlborough, formato da 56.000 monete romane.
Il più grande tesoro di monete romane d'oro in assoluto venne trovato dalle nostre parti, a Brescello, in provincia di Reggio Emilia, agli inizi del Settecento: era composto da circa 80.000 aurei del I secolo a.C., in grandissima parte andati fusi o dispersi.
Insieme alle monete sono stati rinvenuti a Hoxne, catene, bracciali, anelli, oggetti da toletta femminile, posate e altri piccoli pezzi in maggioranza d'oro e d'argento.
In tutto il tesoro si trovano 52 iscrizioni, tra cui molti simboli cristiani: 22 simboli sono nomi personali che si riferiscono al probabile proprietario del tesoro, a tale Aurelio Ursicino. Chi era costui? Il nome non era molto frequente all'epoca, difatti, attraverso le incisioni su monili e stoviglie si conoscono solo 24 Ursicinus vissuti tra il 300 ed il 500 d.C. In ogni caso, il nostro uomo doveva fare parte di una ricchissima famiglia, il cui patrimonio immobiliare totalizzava l'equivalente odierno di 10 milioni di sterline.
Attraverso altri ritrovamenti si è giunti alla conclusione che solo tre personaggi di nome Ursicinus possono essere stati i titolari del tesoro di Hoxne' un comandante dell' armata romana delRhine, di stanza in Britannia nel 350, che in seguito pare sia stato candidato al trono imperiale; un «Vicarius» (funzionario amministrativo di Roma); uno dei signori patrizi che amministravano i territori imperiali durante la prima parte del V secolo.
Sia l'Ursicino militare che il Vicarius vennero privati della loro carica e mandati da Roma in esilio in Britannia: l'Ursicino militare aveva criticato l'atteggiamento troppo accondiscendente dell'imperatore nei confronti degli eunuchi, mentre l'Ursicino sindaco era semplicemente un incapace. I possessori del tesoro erano senza alcun dubbio cristiani e, tra l'altro, piuttosto osservanti.
Conclusioni
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