Arte e antipatia in due medaglie gemelle
venerdì 28 ottobre 2022

Cari lettori di Numismatica Ranieri, in questo articolo del nostro blog numismatico vi parleremo della contrapposizione tra arte e antipatia in due medaglie gemelle. Sono quelle raffiguranti porto e acquedotto di Civitavecchia bulinate da Ferdinand de Saint Urbain e da Giovanni Hamerani. Due artisti, cordialmente rivali, al servizio della zecca pontificia.

Arte e antipatia in due medaglie gemelle

All'inizio del Settecento, Roma contava poco più di centomila abitanti, una popolazione abbastanza contenuta e tale che negli ambienti culturali - pochi in verità - ci si conosceva un po' tutti e di ognuno si sapevano virtù e vizi, come si sapeva delle antipatie che dividevano l'incisore camerale Giovanni Hamerani dal suo vice, Ferdinand di Saint Urbain. Ferdinand de Saint Urbain era dovuto fuggire dalla natia Lorena occupata dai nemici e si era rifugiato nella casa di un nobile a Bologna, dove aveva ottenuto il posto di paggio.

La sua propensione per le belle arti aveva convinto il padrone a farlo studiare e, alla fine del XVIII secolo, il lorenese era diventato incisore capo della zecca di quella città. Da da qui, constatata la sua bravura, il tesoriere della Camera apostolica, Ferdinand de Saint Urbain monsignor Lorenzo Corsini, il future Clemente XII, lo aveva chiamato a Roma, dapprima soltanto come "sovrastante alli ferri", cioè come secondo incisore di coni monetali; poi come vice incisore camerale, cioè sostituto dell'artista, che aveva il compito di incidere esclusivamente i coni per le medaglie ufficiali pontificie.

Fin dal 1676, tale prestigiosa carica era ricoperta da Giovanni Martino Hamerani, appartenente alla terza generazione di quella famiglia di incisori, che da un secolo circa si era affermata sulla piazza di Roma. Giovanni Hamerani, fra l'altro, svolgeva una redditizia attività privata nella sua officina All'insegna della lupa (cosi chiamata poiché il suo marchio di fabbrica era costituito dalla lupa capitolina) in via dei Coronari, dove coniava medaglie di tutti i tipi e di tutti i generi, anche riutilizzando vecchi coni di medaglie papali ufficiali.

L'antipatia fra l'Hamerani ed il Saint Urbain fu immediatamente palpabile: il romano godeva ormai di un grande prestigio internazionale al punto che perfino dalla lontana Londra, sir Isaac Newton, allora direttore della zecca inglese, gli aveva commissionato alcuni studi per la fattura di nuovi modelli di sterline; ciò nonostante temeva l'abilità del lorenese, certamente a lui superiore per arte ed inventiva. Da qui l'ostilità, personale, oltre che professionale, che l'Hamerani mostrò subito verso l'altro incisore, al punto tale che per ben due volte votò contro l'ammissione del Saint Urbain nell 'Accademia di San Luca.

Comunque, l'Hamerani, sebbene ricoprisse da ben 25 anni la carica di incisore camerale e fosse amico personale del pontefice Clemente XI fin da quando questi era ancora cardinale, dovette accettare, obtorto collo, nel 1701, la nomina a suo vice del Saint Urbain.

Purtroppo, le disgrazie - come si dice - non vengono mai sole. Cosi, nella primavera del 1702, Giovanni Hamerani venne colto da un ictus o, secondo i documenti coevi, da un attacco di "apoplessia". Pertanto la medaglia dell'anno Il di pontificato di Clemente XI, il 1702, che stava approntando, quella celebrante la missione affidata a monsignor Tournon di andare in Cina a sistemare gli attriti fra le autorità locali ed i missionari cattolici, dovette esser completata, in tutta fretta, dai figli Beatrice ed Ermenegildo Hamerani.

Intanto, si avvicinava il momento di coniare la medaglia annuale dell'anno III di pontificato di Clemente XI, il 1703, che doveva celebrare l'inaugurazione del nuovo acquedotto di Civitavecchia, progettato dall'architetto Carlo Fontana una decina d'anni prima, sotto Innocenzo XII (1691-1700).

L'Hamerani, dal momento che era ancora molto malato e giaceva nel proprio letto semiparalizzato, non sarebbe stato certo in grado di incidere tale medaglia, la cui esecuzlone, dunque, venne affidata al suo vice, il Saint Urbain, appunto.

Costui approntò una bellissima medaglia. II dritto mostra un realistico ritratto del papa; ma ancor più bello è il rovescio: la piazza dove sorgeva la "mostra" dell'acquedotto, vista dal mare, dalla parte del porto, di cui, in basso, si scorge l'antemurale voluto da Clemente X (1670- 1676). Più in alto, tra le colline sovrastanti Civitavecchia, sono raffigurate alcune arcate dell'acquedotto stesso. La leggenda, quanto mai pertinente, è tratta da Isaia (12, 3).

Tuttavia, il Saint Urbain ricevette il compenso per questa sua opera, lodata ed ammirata da tutti, soltanto il 13 settembre 1703! E c'è un motivo, anzi almeno due, di tanto ritardo nel pagamento.

Per cominciare, nel frattempo il Corsini era stato sostituito e cosi il Saint Urbain aveva perso il suo protettore in Curia. Ma il motivo principale fu ancora una volta l'Hamerani. Questi, per malignità, usando tutti i propri, notevoli, appoggi, fece sì che gli uffici amministrativi della Camera apostolica ritardassero il pagamento al Saint Urbain, convinto com'era che il lorenese, a causa dell'indigenza economica in cui si trovava, sarebbe stato costretto ad andarsene presto da Roma. E aveva ragione! Ferdinand di Saint Urbain, infatti, accompagnato dalla moglie e dai due figli, usci da Porta del Popolo in una mattina del marzo 1704 e se ne ritornò in Lorena, dove era stato rimesso sul trono il legittimo granduca che lo aveva richiamato a ricoprire il ruolo di responsabile della zecca di Nancy e quello di architetto ducale.

Giovanni Hamerani, invece, ripresosi bene o male dall'ictus, ricominciò a lavorare e la sua prima opera fu proprio una versione più grande della medaglia per l'acquedotto di Civitavecchia. Egli però ricopiò fin nei minimi particolari la rappresentazione del rovescio della medaglia annuale, che il Saint Urbain aveva fatto soltanto pochi mesi prima!

Ma l'Hamerani non si rimise mai completamente; anzi la sua salute, dopo un momentaneo miglioramento, riprese a peggiorare, tanto che ad un certo punto non ebbe più neppure la forza di tenere in mano il bulino. Ridotto ad una vita praticamente vegetativa, Giovanni Martino Hamerani mori nella sua casa romana il 28 giugno 1705, proprio alla vigilia della festa dei santi Pietro e Paolo, in occasione della quale per 29 anni aveva inciso la medaglia annuale dei romani pontefici.

 

Conclusioni

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