Unione monetaria latina italiana
giovedì 27 ottobre 2022

Cari lettori di Numismatica Ranieri, all’interno di questo articolo del blog vi parleremo l'unione monetaria latina italiana e più nello specifico della circolazione delle varie monete all'interno del territorio italiano nel corso della storia. Buona lettura.

Unione monetaria latina italiana

L’introduzione dell'euro, la moneta dell'Unione europea, si pensava che potesse creare problemi alla gente comune, ma in pochi anni la nuova moneta ha preso piede senza creare grandi difficoltà sostituendo la vecchia lira, la peseta, il franco, il marco, lo scellino e le altre divise dopo un notevole e glorioso uso - per quanto riguarda la lire - di circa dodici secoli ed affermandosi addirittura, con il suo valore, quale valuta internazionale.

Se pensiamo ad altri simili cambiamenti della valuta dei tempi passati (anche se poco conosciuti), non possiamo fare confronti tali da assimilare a quelli del nostro periodo storico (sostituzione monetaria voluta dai popoli civili dell'Europa), ma possiamo però immaginare quali difficoltà possano aver avuto, sia nei tempi antichi che più recenti questi cambiamenti.

Dopo la caduta dell 'Impero romano, quando già la circolazione monetaria aveva avuto un percorso difficile con l'emissione di monete provenienti da varie zecche romane, sempre più piccole e di scarso valore intrinseco, che venivano utilizzate in vari e molteplici modi (un esempio la spezzatura delle monete di bronzo più grandi come il sesterzio e l'asse per avere la moneta minuta), nasce la moneta bizantina e le monete di occupazione dell'Italia da parte dei barbari.

Tutte queste monetazioni possono far pensare a notevoli difficoltà di circolazione, con il disordine che poteva essere stato creato in Italia.

Per mettere ordine alla circolazione delle varie monete in Italia, Carlo Magno verso la fine dell'VIII secolo (779 0 781-794) ideò e mise in corso il nuovo sistema monetario duodecimale monometallico di argento, basato sulla lira o libra come unità di conto valevole circa 409 grammi di argento (moneta tagliata a 20 soldi o 240 denari, pesanti circa g 1,7 di argento, all'inizio solo quest'ultimo nominale circolante). Per alcuni secoli, dopo la caduta dell'Impero romano, circolarono anche i solidi bizantini, nominali d'oro con i relativi sottomultipli, semisse e tremisse, utilizzati fino alla fine dell'Impero d'Oriente.

Consegnando perciò una libra o lira d'argento, le zecche dovevano restituire 240 denari. Da qui nacque la storia monetaria della lira che sarebbe durata fino all'inizio del terzo millennio interessando, come unità di misura monetaria, quasi tutto l'occidente cristiano: dalla Manica alla corte di Aquisgrana, a parte dell'Italia fino a Roma dove erano in uso due sistemi, l'oro bizantino (solido o soldo) assieme all'argento (la lira) di C. Magno, e l'area monetaria araba.

La lira rappresenterà i valori di 20 soldi o 240 denari fino a verso la fine della Rivoluzione francese, quando venne abbandonato il sistema duodecimale per introdurre il nuovo sistema decimale utilizzato poi in quasi tutta Europa, salvo che in Gran Bretagna che resterà legata al sistema antico con il pound, uguale a 20 Shilling e a 240 penny, fino agli anni Settanta del XX secolo.

Se, durante il primo secolo della monetazione carolingia non vi furono innovazioni rilevanti, nel X secolo si notano già i primi cambiamenti del valore della lira; il denaro mantenne grosso modo il suo valore nel peso, ma subi una riduzione nel titolo d'argento. In seguito sia il titolo che il peso diminuirono inesorabilmente a causa della svalutazione.

Questo slittamento del peso e del titolo non coinvolse la lira di conto che rimase al valore di 240 denari, mentre il peso dell'argento corrispondente diminuiva notevolmente e la lira valeva circa 330 gr al titolo di 830. Col passare dei secoli il valore della lira diminuì continuamente più o meno per motivi diversi tra cui la svalutazione.

Ma quello che creava confusioni e difficoltà doveva essere la differenza di valore della lira tra le varie zecche dell' Italia.

I valori della lira di due città come Verona e Pavia, tra il XII e XIII secolo, sono i seguenti: la prima passa da 72 a 27 gr di argento; la seconda passa da 240 a 96 grammi di argento. Le aree della lira imperiale di Milano, della lira veneta, astigiana, genovese e fiorentina, sono libere tutte di comportarsi in modo autonomo.

Con un salto di alcuni secoli possiamo mostrare la svalutazione subita confrontando il valore della lira di Venezia e MiIano. Con il doge Tron (1471-1474) nasce a Venezia la prima lira d'argento effettiva, che pesava 6,5 grammi d'argento con un intrinseco di 948 per mille, molto distante dalla lira di Carlo Magno che, di grammi, ne valeva ben 409.

A Milano, nello stesso periodo durante il ducato di Galeazzo Maria Sforza, nel 1474 venne coniata una moneta dal fino di 962 e del peso di g 9,8 di argento, la lira di Milano chiamata poi testone. In queste condizioni era difficile per i numerosi governi dell'Italia confrontare il valore delle rispettive monete, e questo avveniva in molti altri casi.

Problemi assai simili a quelli creati dalla nuova monetazione carolingia si verificarono anche nella monetazione italiana dopo il Risorgimento e la nascita del Regno d'Italia, in quanto a quel momento funzionavano numerosissime zecche dei Governi dell'Italia intera, con nominali molto diversi tra loro, con metalli a titoli diversi che creavano, soprattutto alle persone analfabete e meno colte, disagi.

In quest'occasione il governo di Vittorio Emanuele Il emanò numerosi decreti e leggi con tabelle di ragguaglio che davano il valore delle vecchie monete nei confronti della lira italiana. Ne segnaliamo alcuni molto eloquenti.

Regio decreto n. 123 del 17 luglio 1861, "circa il corso legale della lira italiana de' suoi multipli e summultipli, e circa il corso ed il ragguaglio delle monete battute dai cessati Governi delle varie Province d'Italia:

Articolo I - La Lira italiana e i suoi multipli e summultipli hanno corso legale in tutte le Province del Regno d'Italia. Le monete decimali d'oro sono ammesse al corso legale, secondo i vari atti legislativi citati.Articolo 2 - Le monete battute dai cessati Governi continueranno temporaneamente ad avere corso legale nelle rispettive Province. II corso delle suddette monete ed il loro ragguaglio alla lira italiana è regolato e stabilito coll'annessa tariffa, ecc...".Dello stesso decreto seguono poi altri due articoli e la tariffa di ragguaglio in valuta decimale italiana delle varie monete in corso. Le monete riguardavano quasi tutto il territorio italiano dal sud al nord:

Province di Sicilia e di Napoli con, ad esempio: piastra o pezzo da 12 carlini napoletani o 12 tarì siciliani, valore di 5 lire, 10 cent.

Province della Romagna, dell'Umbria e delle Marche con monete in oro e argento, ad esempio: scudo a titolo 900/ pesante g 26,898 di argento, valore di 5 lire, 32 cent.Province di Toscana con monete di argento, ad esempio: il francescone o pezzo da paoli 10, dal titolo di 916/.. pesante g 26,972, valore di 5 lire e 60 cent.

Province di Modena, monete d'argento e di eroso-misto, due esempi: lo scudo di Francesco III in argento, a titolo di 861 /.. pesante g 28,968, valore di lire 5, 54 cent.; lira di Modena del valore di lire 1, 30 centesimi.

Province di Parma con monete in oro, argento ed eroso-misto ad esempio: il ducato in argento al titolo di 902/ pesante g 25,704, valore di 5 lire, 15 cent.; altro esempio di eroso-misto, il pezzo da 20 soldi di Parma, valore di lire 1, 20 cent.

Province di Lombardia con monete in argento ed eroso-misto, ad esempio: il fiorino di nuova valuta austriaca, a titolo 900/.. e pesante g 12,345, valore lire 2, 46 cent.; altro esempio di eroso-misto, i 10 centesimi di fiorino, valore 24 cent.; la lira austriaca o svanzica di nuovo conio, valore 86 cent.

Province Sarde con monete in oro, argento ed eroso-misto, ad esempio: il quadruplo di Genova dal titolo di 909,5/ .. pesante g 25,214, valore di 79 lire, 45 cent.; altro esempio, lo scudo vecchio di Piemonte in argento al titolo di 904/ pesante g 35,164, valore 7 lire, 10 cent.Questo decreto praticamente percorre tutta l'Italia, e riguarda tutti gli Stati che fino a quel momento avevano avuto una propria moneta.

Dell'8 dicembre 1861, il Regio Decreto n. 368 che approva il tipo da utilizzare per l'impronta delle monete d'oro e d'argento, e ne ordina il deposito alla Direzione generale degli Archivi del Regno. Decreto che oltre ai tipi delle monete sia d'oro che d'argento, ci indica anche le dimensioni delle stesse.

Del 12 dicembre 1861, il Regio Decreto n. 370 che determina le ritenenze da farsi dalle zecche dello Stato per la fabbricazione delle monete e per l'affinazione e partizione dei metalli; segue la tariffa delle ritenenze in vigore dal 1 gennaio 1862.Legge n. 506 del 23 marzo 1862 che ammette al corso legale in tutto il Regno la moneta decimale in oro (sembra di vedere le leggi attuali che hanno ammesso al corso legale in tutta Europa l'euro e I suoi multipli e sottomultipli).

Legge n. 570 del 21 aprile 1862 con la quale si stabilisce il corso degli spezzati di svanzica o lira austriaca.

Questa legge ed altre simili ordinano che le monete austriache (pezzi di metà e un quarto di svanzica, vecchie e nuove), nelle Province Lombarde non potranno entrare nei pagamenti che nella proporzione del 2% fino al IO gennaio 1863. Dall'11 gennaio 1863 in avanti, le stesse monete e quelle circolate nell'ex Ducato di Modena non potranno entrare che nei pagamenti inferiori a lire cinque italiane; il terzo articolo dà i valori italiani al pezzo di metà e di un quarto di lira austriaca o svanzica di vecchio conio, che saranno rispettivamente di 40 e 20 centesimi.

Un altro sistema per favorire l'uso e, soprattutto, l'estinzione della vecchia moneta austriaca che aveva circolato anche nell'ex Ducato di Modena.

Legge del 6 agosto 1862 che autorizza la fabbricazione e l'emissione di monete di bronzo da 10 e 5 centesimi, pesanti rispettivamente 10 e 5 grammi, ecc...

Legge n. 788 del 24 agosto 1862 sull'unificazione del sistema monetario: troviamo cosi le caratteristiche tecniche (pezzo, peso e tolleranza) di tutte le monete emesse, a cominciare dalle 100, 50, 20, 10 e 5 lire d'oro, dalle 5, 2, 1 lira e i 50 e 20 centesimi in argento fino ai pezzi da centesimi 10, 5, 2, 1 di bronzo; seguono altri articoli che parlano del titolo dei metalli utilizzati, delle impronte delle monete e del diametro, delle tolleranze, dell'utilizzo della moneta di bronzo solo come compimento delle frazioni di lira, della possibilità di mettere in corso monete straniere, delle monete tosate, bucate o deteriorate fino al punto di rifonderle perché impossibili da usare essendo illeggibili.

Evidentemente, il programma di ritiro delle monete di rame e il cambio con le nuove monete di bronzo dovette essere prolungato, infatti il Regio Decreto n. 834 del 21 settembre 1862 parla di proroga del ritiro delle monete fino al 31 ottobre 1862. Ma ancora qualche cosa non dovette funzionare nel migliore dei modi dato che il Regio Decreto n. 986 del 16 novembre 1962 stabiliva che la data da apporsi alle monete divisionarie d'argento - da emettersi in esecuzione della legge 24 agosto 1862 sopra descritta - che dovevano essere datate 1862, avrebbero portato invece la data 1863.

Il Regio Decreto n. 1176 del 12 marzo 1963 stabilisce l'epoca di cessazione dal corso legale nelle Province Parmensi dei talleri, dei mezzi talleri e dei pezzi da 20 carantani, ad iniziare dal 16 aprile 1863.

Un altro strumento legislativo simile, il Regio Decreto N. 1553 del 29 novembre 1863, ordina la cessazione del corso legale ed il ritiro delle monete di rame di conio toscano.

II Regio Decreto n. 1621 del 27 dicembre 1863 stabilisce un termine per il ritiramento e cambio delle monete di rame di conio sardo, dal 29 febbraio 1864 e surrogate con monete di bronzo da uno, due, cinque e dieci centesimi, inoltre dà il ragguaglio alle monete sopra scritte, secondo le vecchie tariffe del 1826 e 1842.

Interessante il Regio Decreto n. 1168 dell'11 marzo 1963 stabilisce invece per cinque anni il cambio fra lira sterlina e lira italiana, fissato a 25, 30 lire italiane per ogni lira sterlina.

II Regio Decreto n. 1392 del 2 agosto 1863 stabilisce, infine, una nuova impronta delle monete divisionarie d'argento: porteranno sul rovescio, in luogo dell'attuale impronta, nel mezzo l'indicazione del rispettivo valore fra due rami d'alloro, e in alto la legenda REGNO D'ITALIA, con tutti i rispettivi diametri dei tondelli.

Come si vede, perciò, anche il cambio della monetazione di Vittorio Emanuele Il non fu né rapido né facile e dovette subire cambi ritardati e sottostare a diversi decreti e leggi che prolungarono, di volta in volta, la data finale del cambio monetario della nuova Italia.

 

Conclusioni

Sperando che questo articolo dedicato a scoprire maggiori dettagli in merito all'idea dell'unione monetaria latina italiana sia stato di vostro interesse, restiamo in attesa delle vostre opinioni.

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