La nuova ETA’ DELL’ORO in UNGHERIA
venerdì 4 marzo 2022

Magyar Nemzeti Bank, MNB), tenendo conto del la strategia di politica nazionale ed economica a lungo termine del Paese, ha preso una decisione di importanza storica nell’ ambito della sua politica sulle riserve auree.

Innanzitutto, la banca centrale di Budapest ha rimpatriato le sue riserve d'oro custodite a Londra già nel marzo del 2018 e da allora ha decuplicato la quantità di metallo prezioso statale passando da uno stock di appena 3,1 a 31,5 tonnellate. Si è trattato del primo acquisto di lingotti della MNB negli ultimi trent’anni.

L' MNB ritiene che la sua riserva di lingotti – fisicamente immagazzinata entro i confini del paese - serva non solo come una linea di difesa in condizioni di mercato estreme, ma anche come un elemento che aumenta la fiducia. Pertanto, per l’Ungheria come per ogni altro paese, possedere oro non è solo un investimento ma anche una considerazione di strategia economica.

Guardando indietro alla storia ungherese, il paese ha sempre avuto uno speciale rapporto con l'oro. Il bacino dei Carpazi, ricco di filoni auriferi, è stato sfruttato fin dall’ antichità e i Romani occuparono queste regioni anche per l’oro.

Secoli dopo, nel Medioevo, l’Ungheria è stata per trecento anni il maggior produttore d’oro d’Europa. A quel tempo, l'Ungheria produceva il 25% dell’oro e il 20% dell’argento mondiali. In ambito continentale, dalle miniere della Boemia usciva l’80% del metallo prezioso, circa 2,5 tonnellate all’ anno e questo ruolo di leadership è durato fino alla scoperta dell’America.

Passando al XX secolo, a partire dalla sua istituzione nel 1924 la Banca centrale d’ Ungheria ha subito costituito delle riserve d’oro e il livello massimo è stato raggiunto, con circa 53 tonnellate, prima della Grande Depressione del 1929 rimanendo stabile fino alla Seconda guerra mondiale.

Il momento più difficile nella storia delle riserve auree ungheresi è stato vissuto negli ultimi mesi della Seconda guerra mondiale, quando ben 400 persone riuscirono a salvare il tesoro nazionale dall’ occupazione nemica. Venne organizzato il cosiddetto “treno dell’oro” che portò circa 30 tonnellate d’oro in lingotti da 25 chili e uno stock di banconote per un valore, all’ epoca, di circa un miliardo di dollari.

Il treno lasciò la capitale, Budapest, a novembre del 1944, e arrivò nella città austriaca di Spital am Pyhrn nel gennaio 1945, dove il prezioso carico venne preso in custodia dalle truppe americane del generale George S. Patton.

Dopo la guerra, nell’ agosto del 1946, lingotti e denaro vennero restituiti e quelle 30 tonnellate d’oro furono uno dei pilastri principali del dopoguerra per il consolidamento economico e finanziario e per la creazione della nuova moneta ungherese, il fiorino.

In seguitovi furono decenni di totale mancanza di trasparenza sulle riserve d’oro ungheresi ma dopo la transizione politica del 1989 le cose sono cambiate e si è scoperto, ad esempio, che lo stock d’oro ungherese oscillò a lungo tra le 70 e le 80 tonnellate, con varie fasi di acquisto e di vendita in base all’ andamento dell’economia e dei prezzi.

Oggi, il Consiglio monetario della MNB controlla continuamente il mercato dell'oro e dopo il rimpatrio delle riserve dall’ estero, con lo scoppio della pandemia da Covid-19, pur nell’ aumentato fabbisogno statale dovuto alla crisi economica e alle spese sanitarie, ha stabilito di non cedere alcun quantitativo di lingotti.

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