ASTA BATTUTA n. 11 - 14 Maggio 2017 - Lotto 1146
Re ELETTO - Vittorio Emanuele II, 1859-1861. - Centesimo 1826 (1860) Bologna, I° Tipo.
Re ELETTO
Vittorio Emanuele II, 1859-1861. Centesimo 1826 (1860) Bologna, I° Tipo.
Cu
Dr. Valore e data entro corona di lauro. Rv. Scudo coronato, caricato da aquila coronata, con ali spiegate e con scudo sabaudo in petto, tra due rami di quercia.
CNI 11; Pag. 450; Gig. 22.

Raro. FDC

Coniato in 159 esemplari. Incisore: Donino Bentelli. Il processo di integrazione degli ex Stati austro-estensi nel nascente regno d'Italia può considerarsi articolato in tre momenti. Dal 15 giugno 1859 fino all'8 dicembre dello stesso anno essi furono governati, col nome di Province modenesi, da Luigi Carlo Farini prima in veste di governatore per il re di Sardegna poi, dopo Villafranca, in veste di dittatore. Dall'8 Dicembre 1859 alla fine di marzo del 1860 fecero poi parte di quella più vasta unità politica che comprese anche le Province parmensi e le Romagne, e che col 1 gennaio 1860, sempre sotto il Farini ed in attesa del plebiscito di annessione, prese il nome di regie Province dell'Emilia. Di tale unificazione, maturata a livello politico già ai primi di novembre, quando Farini aveva assunto a titolo personale la qualifica di dittatore di tutte e tre le compagini preunitarie, Modena si trovò ad essere il centro coordinatore e a Modena ebbero sede i dicasteri centrali del nuovo organismo, fatta eccezione per quello della guerra che risiedette in Bologna. Fu durante questa fase che, con decreto 27 dicembre 1859 venne dato alla regione Emilia Romagna il suo primo assetto, mediante la suddivisione in province con un'intendenza generale, circondari con un'intendenza, e mandamenti. Dopo l'annessione al Piemonte, infine, seguita al pronunciamento popolare del 12 marzo 1860 proclamata il 18 successivo e messa in pratica il 31, il governo delle Province dell'Emilia fu naturalmente sciolto. Il Governo delle Regie Provincia dell'Emilia, adottata come unità monetaria la Lira piemontese, chiuse la zecca di Parma, richiamò a Bologna il Dentelli, cui commissionò l'emissione di due monete in oro, e, nell'impossibilità di allestire altri coni con la necessaria tempestività, chiese a Torino quelli delle monete d'argento e di rame. Il complesso delle monete che derivarono da codeste decisioni furono: una coniazione in oro con una forte impronta locale, una in argento molto vicina a quella del Regno di Sardegna ed una in rame difficile da distinguere con le analoghe monete del Regno di Sardegna in quanto l'unica differenza è rappresentata dalla mancanza del segno di zecca.
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